
Costantinos Kavafis
Dall’ufficio, dove si era impiegato
– un posto da poco e mal retribuito
(sulle otto lire al mese, con gli straordinari) –
uscì appena finito quel lavoro squallido
che lo teneva piegato tutto il pomeriggio;
uscì alle sette e prese a camminare,
senza fretta, indugiando per strada. – Era
bello, un tipo interessante: dava l’impressione
netta d’essere nel pieno della maturità dei sensi.
– un posto da poco e mal retribuito
(sulle otto lire al mese, con gli straordinari) –
uscì appena finito quel lavoro squallido
che lo teneva piegato tutto il pomeriggio;
uscì alle sette e prese a camminare,
senza fretta, indugiando per strada. – Era
bello, un tipo interessante: dava l’impressione
netta d’essere nel pieno della maturità dei sensi.
Si attardava per strada, per quei vicoli
miserabili che portavano a casa sua.
miserabili che portavano a casa sua.
Passando davanti ad un negozietto
dove si vendeva merce
dozzinale e di poco prezzo, roba da operai,
scorse lì dentro un viso, una figura
che lo spinse a entrare, fingendo
di voler vedere fazzoletti colorati.
Si informava sulla qualità dei fazzoletti
e sul prezzo, con voce soffocata,
quasi spenta per il desiderio.
Tali anche le risposte,
sbadate, appena sussurrate,
con sottintesa complicità.
dove si vendeva merce
dozzinale e di poco prezzo, roba da operai,
scorse lì dentro un viso, una figura
che lo spinse a entrare, fingendo
di voler vedere fazzoletti colorati.
Si informava sulla qualità dei fazzoletti
e sul prezzo, con voce soffocata,
quasi spenta per il desiderio.
Tali anche le risposte,
sbadate, appena sussurrate,
con sottintesa complicità.
E continuavano a discutere della merce –
ma solo per sfiorarsi le mani
sopra i fazzoletti, per accostare
i visi e le labbra, come per caso:
un fulmineo contatto di corpi.
ma solo per sfiorarsi le mani
sopra i fazzoletti, per accostare
i visi e le labbra, come per caso:
un fulmineo contatto di corpi.
Lesti e furtivi, prima che s’accorgesse
il padrone, seduto in fondo al magazzino.
il padrone, seduto in fondo al magazzino.
(Tratto da Costantinos Kavafis – Poesie, Fabbri editori, Milano, 1993, a cura di Tino Sangiglio)
He Asked about the Quality | The Canon |
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He left the office where he’d taken up a trivial, poorly paid job (eight pounds a month, including bonuses)— left at the end of the dreary work that kept him bent all afternoon, came out at seven and walked off slowly, idling his way down the street. Good-looking; and interesting: showing as he did that he’d reached his full sensual capacity. He’d turned twenty-nine the month before. He idled his way down the main street and the poor side-streets that led to his home. Passing in front of a small shop that sold cheap and flimsy things for workers, he saw a face inside there, saw a figure that compelled him to go in, and he pretended he wanted to look at some colored handkerchiefs. He asked about the quality of the handkerchiefs and how much they cost, his voice choking, almost silenced by desire. And the answers came back the same way, distracted, the voice hushed, offering hidden consent. They kept on talking about the merchandise—but the only purpose: that their hands might touch over the handkerchiefs, that their faces, their lips, might move close together as though by chance— a moment’s meeting of limb against limb. Quickly, secretly, so the shopowner sitting at the back wouldn’t realize what was going on. |
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(C.P. Cavafy, Collected Poems. Translated by Edmund Keeley and Philip Sherrard. Edited by George Savidis. Revised Edition. Princeton University Press, 1992) |
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